Ieri mi è capitato di leggere l'articolo di Marcello Veneziani, Vite parallele dei due ayatollah della politica, pubblicato sabato 5 gennaio scorso su ilgiornale.it, e ci ho trovato importanti spunti di riflessione. Aggiungo, per correttezza, che c'è ancora un altro ayatollah in circolazione da vent'anni, che non usa l'incudine e il martello ma con un potente trapano demolitore ha messo in tilt il sistema già da un pezzo.
Torniamo, però, a Monti e Grillo. Ambedue in questa tornata elettorale si sono incuneati tra centrodestra e centrosinistra con alcune parole d'ordine coincidenti. Per Grillo il M5S non è di destra, né di sinistra, esso vuole realizzare la democrazia diretta, la disintermediazione tra Stato e cittadini, l'eliminazione dei partiti, i referendum propositivi senza quorum, il cittadino al potere; per Monti la destra e la sinistra sono concetti superati, occorre tagliare le ali estreme, considerate conservatrici e costituire un polo di veri riformisti.
L'uno veste i panni dell'uomo d'ordine, inviato d'Europa a salvare l'Italia dalla mala politica, l'altro quelli di un novello Robespierre o - se si vuole - Masaniello che agita la piazza contro la casta accomunando in essa tutti i partiti - senza distinzione - e i politici che li incarnano.
L'esito elettorale non poteva che essere micidiale: Monti ne esce sconfitto; centrodestra e centrosinistra fortemente penalizzati, non solo e non tutto per colpa di Grillo; il M5S vincente porta in parlamento 163 new entries ma aspira a sostituire del tutto i partiti e mira a breve a farli coalizzare per dare loro la stoccata finale alle prossime elezioni anticipate.
Lo stallo prodotto dall'esito del voto non poteva essere più totale. E non si capisce come ne usciremo. Intanto il Paese langue in una condizione di crescente disagio.
Io sono convinto che destra e sinistra abbiano ancora molto da dire e non possano essere cancellate con un colpo di spugna, a patto che i partiti si rinnovino profondamente liberandosi da tutte le anomalie e gli elementi spuri che li caratterizzano; che la democrazia diretta rimane, ad oggi, una grandiosa utopia.
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