Il popolo padano della Lega mi sembra diverso e migliore dei vertici che lo rappresentano e degli stessi iscritti e simpatizzanti degli altri partiti. Lo sta dimostrando, in occasione dell'indagine in corso sull'uso improprio dei rimborsi elettorali, la reazione popolare massiccia e decisa contro coloro che hanno tradito con i loro comportamenti i valori fondanti del movimento. Nei recenti scandali che hanno investito la Margherita, il PD o il PDL non si è visto nulla di simile.
I vertici della Lega - da parte loro - non hanno prodotto niente di importante in anni e anni di governo: hanno parlato e straparlato di secessione, di devolution, di federalismo usando un lessico volgare e violento contro lo Stato, la sede del governo nazionale, il Sud e gli stranieri; hanno, invece, avallato e votato le leggi vergogna di Berlusconi in un abbraccio mortale col PDL che la base leghista non ha mai digerito, e si sono uniformati all'andazzo diffuso tra gli altri partiti dimenticando le ragioni della loro diversità.
Le comunità del Nord, viceversa, hanno saputo indicare, anche attraverso la Lega, amministratori locali capaci e competenti che hanno assicurato una gestione amministrativa rispondente alle attese e ai reali bisogni delle rispettive comunità.
Oggi la Lega vive la fase più critica della propria esistenza, sottoposta com'è all'attenzione di cinque diverse procure, e rischia un vero e proprio tracollo se non saprà rifondarsi in una forma democraticamente partecipata. Non basterà, infatti, mettere da parte Bossi senior e junior, il tesoriere Belsito, la badante Rosi e il Moscagiuro. Il movimento dovrà, a mio parere, rinnovare progetti e programmi, ascoltare la base e non più imbeccarla, smantellare la vecchia dirigenza centralista e nepotista, collusa col potere romano, cambiare i quadri dando spazio e visibilità a giovani capaci e meritevoli.
Deve avviare, insomma, quel processo di svecchiamento che servirebbe a tutte le forze politiche in campo. Operazione, questa, per niente facile e agevole!
Il rischio che corriamo tutti, in mancanza di un radicale rinnovamento, è quello di perdere ogni contatto e riferimento rappresentativo trascinando il Paese nella peggiore condizione di instabilità e anarchia.
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