03 dicembre 2011

UNA STORIA INCREDIBILE DURATA AA:17/MM:07/GG:16

La politica italiana degli ultimi 18 anni ha visto Silvio Berlusconi quale protagonista principale. La sua storia in 13 minuti. Da quando scelse di sostenere Gianfranco Fini a sindaco di Roma al suo mesto addio a Palazzo Chigi tra proteste, fischi e monetine. Un raconto per immagini. Dai trionfi, ai confronti con Romano Prodi, l'unico leader del centrosinistra che lo ha sconfitto, sino agli addii dei centristi prima e dei finiani poi.
C'è una data d'inizio. Il 27 marzo del 1994 Silvio Berlusconi vince le elezioni. Da allora sono trascorsi 17 anni, 7 mesi e 16 giorni. Tanto è durata l’era berlusconi. Ma forse c’è da fare un passo indietro. È il 29 aprile del 1993 e la Camera nega l’autorizzazione a procedere nei confronti del leader del Psi Bettino Craxi. Siamo nel pieno di tangentopoli. Il giorno dopo in tutt'Italia si svolgono manifestazioni di dissenso Siamo fuori dall’Hotel Raphael, dimora romana del leader socialista. Diverse migliaia di persone si radunano e lo attendono. Quando esce i manifestanti lo bersagliano con lanci di oggetti, insulti e soprattutto monetine.
Cambio scena. Siamo nel novembre dello stesso anno. Le elezioni per il Comune di Roma sono ormai vicine e Berlusconi, intervistato all'uscita dell'Euromercato di Casalecchio di Reno, auspica la vittoria di Gianfranco Fini, segretario del Movimento Sociale, che correva per la carica di sindaco contro Francesco Rutelli. Ironia della sorte.

MA TORNIAMO ALLA SUA STORIA
Nell'inverno del 1993 Berlusconi decide di scendere in campo. Dall'esperienza dei club dell'Associazione Nazionale Forza Italia, guidati da Giuliano Urbani e con l’impegno di funzionari delle sue imprese, soprattutto di Publitalia '80, nasce Forza Italia uno schieramento di centrodestra che vuole restituire una rappresentanza agli elettori moderati e contrapporsi ai partiti di centrosinistra.
Una forza politica nata qualche mese prima vince le elezioni politiche del 27 marzo 1994 contro la gioiosa macchina da guerra guidata da Achille Occhetto e dal Pds. Forza Italia vince in corsa con la Lega Nord di Umberto Bossi nelle regioni settentrionali e l'MSI di Gianfranco Fini nel resto d'Italia. Vince il Tycoon delle tv. Negli ultimi mesi di campagna elettorale, alcuni fra i volti più famosi delle reti Fininvest dichiarano in televisione il loro appoggio politico a Berlusconi, scatenando reazioni che in seguito determineranno l'emanazione della par condicio elettorale.
Ma il I governo Berlusconi dura solo 7 mesi. Il tradimento, così lo descriverà, lo consuma la Lega che abbandona la maggioranza e avvia una violenta campagna contro Berlusconi, esplicitamente accusato di appartenere alla mafia. Il 22 dicembre il premier rassegna le dimissioni al presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Governo tecnico a guida di Lamberto Dini e Berlusconi, che aveva chiesto elezioni anticipate, decide di non appoggiare il governo. Nel 1998 si torna al voto. Da una parte una nuova creatura: l’Ulivo. E un nuovo oppositore, Romano Prodi. Comincia una sfida epica che in questi 17 anni ha visto il Cavaliere contro il Professore per due volte soccombere in entrambi i casi.
Berlusconi guida l'opposizione di centrodestra fino al 2001. Ma nella legislatura non avrà di fronte solo Romano Prodi. Il governo del professore muore il 9 ottobre del 1998. 13 parlamentari di Rifondazione, che appoggiavano il governo, votano contro. Ci saranno due governi a guida D’Alema. È la stagione della Bicamerale, nata per affrontare principalmente riforme costituzionali e giudiziarie in uno spirito bipartisan. Fallirà miseramente. Cade anche D’Alema e torna Giuliano Amato che traghetterà a nuove elezioni.
Le elezioni del 2001 portano alla vittoria la Casa delle Libertà: Forza Italia, i principali partiti di centrodestra e la Lega Nord sono uniti; il centrosinistra si presenta diviso. È la campagna elettorale del famoso contratto con gli italiani con cui si impegna, in caso di vittoria, a realizzare ingenti sgravi fiscali, il dimezzamento della disoccupazione, l'avviamento di centinaia di opere pubbliche, l'aumento delle pensioni minime e la riduzione del numero di reati; impegnandosi altresì a non ricandidarsi alle successive elezioni nel caso in cui almeno quattro dei cinque punti principali non fossero stati mantenuti. L'11 giugno Berlusconi è Presidente del Consiglio per la seconda volta. E durante il secondo semestre del 2003 ricopre la carica di Presidente del Consiglio dell'Unione Europea.
Dopo la pesante sconfitta della Casa delle Libertà alle elezioni regionali del 2005, si apre una rapida crisi di governo: Berlusconi si dimette il 20 aprile e dopo due giorni viene varato il Governo Berlusconi III che ricalca il precedente Governo.
Il periodo pre-elettorale è infiammato dalla pubblicazione di sondaggi che prevedono una vittoria de L'Unione, la coalizione di centrosinistra formatasi a sostegno della ricandidatura di Romano Prodi alla carica di capo del governo. Silvio Berlusconi e Romano Prodi si incontrano in due dibattiti televisivi molto seguiti e il cavaliere conclude quello del 3 aprile annunciando, a sorpresa, di voler eliminare l’Ici sulla prima casa.
Le elezioni si risolvono con una leggera prevalenza - 25mila voti - della coalizione di centrosinistra. Berlusconi contesta il risultato denunciando brogli e chiedendo il riconteggio dei voti. Poi giudica l'esito un sostanziale pareggio, e suggerisce di formare un governo istituzionale di coalizione ispirato alla Larga coalizione tedesca che non passa. Non riconoscerà mai la vittoria dell'avversario. Nel novembre del 2006, annunciando dal palco di un convegno a Montecatini Terme l'intenzione di convincere tutte le forze politiche della Casa delle libertà a fondersi in un unico grande partito della libertà, viene colto da improvviso malore. Ma è il 18 novembre del 2007, durante un comizio in piazza San Babila a Milano, che annuncia lo scioglimento di Forza Italia e la nascita di un nuovo partito.
Un nuovo soggetto politico che fonda insieme a Gianfranco Fini. Il Popolo della Libertà. Il 24 gennaio 2008 il governo Prodi perde la fiducia al senato, battuto per 161 voti a 156. Hanno negato la fiducia al Governo alcuni senatori eletti nelle liste dell’Unione tra cui Mastella, Dini, Fisichella, Turigliatto. Prodi sale al Colle e rassegna le dimissioni a Napolitano. Ci prova il presidente del senato Marini a rimettere in piedi un governo ma non c’è niente da fare. Elezioni anticipate. Il 14 aprile 2008 la coalizione formata da Popolo della Libertà, Lega Nord e Movimento per l'Autonomia a sostegno della candidatura di Silvio Berlusconi a Presidente del Consiglio vince le elezioni politiche e ottiene un'ampia maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.
Il successivo 8 maggio, con il giuramento nelle mani del presidente della Repubblica, Berlusconi diventa presidente del Consiglio per la quarta volta. Nella storia di questi 17 anni 7 mesi e 16 giorni c’è un filo rosso continuo. La promessa di un paese nuovo, la rivoluzione liberale per giungere ad un nuovo miracolo italiano, la stagione delle riforme. Ma è una promessa che non arriva. Ed è forse proprio questo che ha fatto perdere consenso al Presidente del consiglio. Nel corso dei tre governi precedenti ha sempre affermato che la colpa è delle difficoltà della coalizione (e dei comunisti). Lui, le riforme, le vorrebbe fare. E una svolta, poteva essere proprio quella delle ultime elezioni. Le vince le elezioni con la più grande maggioranza parlamentare che si sia mai vista. Ma non basta. Il rapporto con la lega lo frena. Lo frenano i processi, gli scandali, le leggi che devono soccorrere le sue aziende. Tutto questo crea un fossato insormontabile con il cofondatore del Pdl. L’addio si consuma il 10 luglio del 2010.
La maggioranza si sgretola, le riforme strutturali del paese non arrivano. A nulla vale l'appello di amici come Giuliano Ferrara. Quello di tornare allo spirito del 1994, al Berlusconi della rivoluzione liberale. La maggioranza comunque regge alla fuoriuscita di Futuro e Libertà. Ma Berlusconi è sempre più solo. Solo e stanco. La crisi economica attanaglia il paese fin da quest'estate. La politica non va in ferie. C'è paura in Europa. La paura dell'effetto Grecia sull'Italia, la voglia di un governo di responsabilità nazionale, la lettera dell'Europa, l'altalena delle borse e lo spread che sale pericolosamente e mette a rischio il debito pubblico italiano.
La regia passa al Quirinale, l'Istituzione che non s'è fatta mai tirare per la giacchetta. È Napolitano a giocare la carta di Mario Monti. Nella giornata che segna la fine dell'era Berlusconi, il premier sale al Quirinale alle 21, dopo l'ultimo consiglio dei ministri. Se ne va tra i fischi e qualche lancio di monetina. Triste ricordo di un'altra epoca. Inizio e fine con qualche similitudine, come in un copione. 
Da un'idea di Articolo 21

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