... ma il Paese affonda! |
Glielo dicono prudentemente Confalonieri e Letta, gli amici di sempre, quelli che gli avevano sconsigliato caldamente la discesa in politica; glielo fa capire il Capo dello Stato, che un suo passo indietro servirebbe a creare nel Paese e in Parlamento un clima di pacificazione e di ripartenza; lo dichiarano espressamente personalità del suo partito come Polverini, Alemanno, Formigoni, Pisanu, Pera, che così non si può più andare avanti.
Le sue dimissioni libererebbero, anche nel suo partito, energie nuove in grado di dare una svolta positiva alla politica italiana e nuove prospettive al PDL.
Lo dichiarano fuori dai denti i leghisti Zaia e Tosi che sentono il loro popolo scalpitante come non mai. Per non parlare della Confindustria - un tempo quinta colonna dei governi di centro-destra - che oggi gli chiede di trarre le conseguenze. Per non parlare dei sindacati, finalmente uniti nel valutare la manovra inigua e inadeguato il governo.
E che dire di tutte le opposizioni parlamentari che, un giorno sì e l'altro pure, gli chiedono di sgomberare il campo? E dei giovani, della società civile, delle donne che annunciano un autunno caldo di rivendicazioni con manifestazioni di piazza ad oltranza?
Per chiudere con lo slogan che ha accompagnato il Papa nella sua visita alla Fincantieri di Ancona, che recita: Lavoro e Dignità.
Lui, imperterrito, non fa una piega e dichiara che la manovra non sarà cambiata e andrà bene perché è stata scritta così come l'ha chiesto la Bce; assicura - per l'ennesima volta - che il governo resisterà fino al 2013; salta l'incontro fissato con i magistrati di Napoli che avrebbero dovuto ascoltarlo in relazione all'indagine su Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola, inventandosi un viaggio a Strasburgo e a Bruxelles per parlare della manovra.
Le sue dimissioni libererebbero, anche nel suo partito, energie nuove in grado di dare una svolta positiva alla politica italiana e nuove prospettive al PDL.
Lo dichiarano fuori dai denti i leghisti Zaia e Tosi che sentono il loro popolo scalpitante come non mai. Per non parlare della Confindustria - un tempo quinta colonna dei governi di centro-destra - che oggi gli chiede di trarre le conseguenze. Per non parlare dei sindacati, finalmente uniti nel valutare la manovra inigua e inadeguato il governo.
E che dire di tutte le opposizioni parlamentari che, un giorno sì e l'altro pure, gli chiedono di sgomberare il campo? E dei giovani, della società civile, delle donne che annunciano un autunno caldo di rivendicazioni con manifestazioni di piazza ad oltranza?
Per chiudere con lo slogan che ha accompagnato il Papa nella sua visita alla Fincantieri di Ancona, che recita: Lavoro e Dignità.
Lui, imperterrito, non fa una piega e dichiara che la manovra non sarà cambiata e andrà bene perché è stata scritta così come l'ha chiesto la Bce; assicura - per l'ennesima volta - che il governo resisterà fino al 2013; salta l'incontro fissato con i magistrati di Napoli che avrebbero dovuto ascoltarlo in relazione all'indagine su Gianpaolo Tarantini e Valter Lavitola, inventandosi un viaggio a Strasburgo e a Bruxelles per parlare della manovra.
Ci s'accampa davanti, e passa il tempo a distribuire soldi perché cali il silenzio su verità che lo riguardano. Non qualche soldo, ma tanti e sfacciati. Sfacciati perché la stessa persona dice che verseremo «lacrime e sangue», per riparare una crisi che per anni ha occultato, non sentendosene responsabile. Mentre noi faticosamente contiamo quello che pagheremo, lui sta lì, in un narcisistico altrove, e dice che i soldi li elargisce a persone bisognose, disperate, a lui care: i coniugi Tarantini, Lele Mora, Marcello dell'Utri, e parecchi altri.
Da L’altrove del narcisista di Barbara Spinelli
Cosa attende allora?
La rivolta popolare ad personam!?
La rivolta popolare ad personam!?
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