Dopo l'ennesima frana a San Fratello nel Messinese (Il comune alle pendici dei Nebrodi è ormai un paese fantasma. La massa di terreno sta scendendo a valle trascinando via i pali della luce e gli abitanti sono stati evacuati); dopo quella impressionante ripresa dal vivo a Maierato (VV) dove frana un costone di montagna (A causa del maltempo la montagna è crollata minacciando il paese sottostante. Molti abitanti sono stati evacuati), torna alla ribalta, perpotente, il tema del dissesto idrogeologico che interessa gran parte dei comuni calabresi e una parte consistente delle province di Palermo e Messina.
Un governo serio, in grado di guardare ai problemi reali e di entrare in sintonia con i cittadini, predisporrebbe immediatamente un vasto piano di risanamento di quelle aree e una normativa rigorosa, capace di evitare per il futuro un uso tanto dissennato del territorio.
Il cosiddetto governo del fare, viceversa, in perfetta sintonia soltanto con il mondo degli affari e della speculazione, progetta il Ponte sullo stretto per collegare due regioni in frana perenne.
Non oso immaginare cosa pensino, in proposito, gli abitanti di quelle aree devastate e con quale atteggiamento vedranno ergersi i piloni del ponte sospeso sulle loro teste; neanche le riflessioni degli italiani sensati, alle prese con gli effetti della crisi e alla luce dello scandalo della Protezione civile.
La costruzione del Ponte, tuttavia, sarà avviata, naturalmente a spese di tutti gli italiani, con i criteri già abbondantemente collaudati dalla Protezione civile (Spa ?), costerà il doppio o più di quanto preventivato e ingrasserà i soliti noti. Assisteremo alle passerelle del premier ad ogni stato d'avanzamento dell'opera mentre le aree collegate continueranno a franare in un perenne sfacelo.
Sarà un bel vedere!
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