…. di un regime personale in disfacimento
Ieri Boffo, oggi Fini, domani a chi tocca?
La situazione sta davvero deteriorandosi e non si capisce dove voglia arrivare. Ieri l'esimio Feltri, che ha detto di sè di non essere un reggicoda ma io lo vedo come il turiferario di un regime in crisi irreversibile, ha preso di mira Fini, Presidente della Camera e co-fondatore del PDL per le sue posizioni equilibrate e ragionevoli, non in linea con il nuovo corso inaugurato dal premier (perciò considerate di sinistra) consigliandogli di "rientrare nei ranghi".
E per la seconda volta, nel giro di pochi giorni, il premier-padrone ha dovuto dissociarsi da quanto pubblicato dal neo-direttore, chiamato da Libero alla direzione del Giornale per guidare la nuova campagna autunnale di annientamento di ogni dissenso, di ogni deviazionismo anche interno. La terza volta che dovrà dissentire non ne chiederà, certo, le dimissioni ma gli aumenterà lo stipendio, come si legge nella bella vignetta pubblicata oggi su Repubblica.
Tanto accanimento, tanta pervicacia, tanta feroce aggressività sul piano personale segnala, a chi ha cervello per pensare, l'estrema debolezza di un potere che si sgretola nelle mani del caimano e lo sfascio che lo stesso sta producendo nella vita civile e democratica di un paese intero.
La situazione sta davvero deteriorandosi e non si capisce dove voglia arrivare. Ieri l'esimio Feltri, che ha detto di sè di non essere un reggicoda ma io lo vedo come il turiferario di un regime in crisi irreversibile, ha preso di mira Fini, Presidente della Camera e co-fondatore del PDL per le sue posizioni equilibrate e ragionevoli, non in linea con il nuovo corso inaugurato dal premier (perciò considerate di sinistra) consigliandogli di "rientrare nei ranghi".
E per la seconda volta, nel giro di pochi giorni, il premier-padrone ha dovuto dissociarsi da quanto pubblicato dal neo-direttore, chiamato da Libero alla direzione del Giornale per guidare la nuova campagna autunnale di annientamento di ogni dissenso, di ogni deviazionismo anche interno. La terza volta che dovrà dissentire non ne chiederà, certo, le dimissioni ma gli aumenterà lo stipendio, come si legge nella bella vignetta pubblicata oggi su Repubblica.
Tanto accanimento, tanta pervicacia, tanta feroce aggressività sul piano personale segnala, a chi ha cervello per pensare, l'estrema debolezza di un potere che si sgretola nelle mani del caimano e lo sfascio che lo stesso sta producendo nella vita civile e democratica di un paese intero.
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