come quando dice che gli fa schifo fare il presidente del consiglio, che lo fa solo per il nostro bene o commenta come "criminale" il disegno di legge Gentiloni inteso a liberalizzare il mercato televisivo in Italia.
Una foto al giorno per non dimenticare!
Il premier si sfoga contro la stampa italiana che non saprebbe riconoscergli i giusti meriti, che non saprebbe cogliere la totale consonanza fra il paese e il suo governo "perchè a scrivere sono protagonisti nati molto tempo fa, che fanno da tanto tempo lo stesso mestiere e sono rimasti a rappresentare un'altra Italia". Io dico, invece, che per nostra fortuna qualche giornalista (poche mosche bianche) rimane ancora a schiena dritta mentre gran parte della stampa italiana è prona ai suoi piedi, in attesa di medaglie, promozioni e prebende; e gli consiglio di farsi tradurre dal suo ufficio stampa ciò che scrive di lui la stampa straniere, un resoconto che dai nostri media andrebbe divulgato anche ad uso dei comuni cittadini.
La precisazione sul vertice del Pdl tenuto a Palazzo Grazioli per il "grande senso del denaro pubblico e per non spenderlo nelle sue telefonate private" è la chicca che, se non ci fosse da piangere, farebbe sbellicare dal ridere. Ritiene davvero che gli Italiani siano lì a calcolargli da quale apparecchio faccia le sue telefonate? Che possano considerare questa una ragione valida per consentirgli di confondere le sedi istituzionali con le sue residenze private? Al limite i cittadini potrebbero finanziargli una diramazione dei suoi telefoni privati dentro le sedi istituzionali se solo volesse essere così ligio e rispettoso del pubblico denaro.
Risibile poi l'apparentemente equilibrata posizione riguardo al ruolo che dovrebbe avere, a suo dire, la TV pubblica che "non deve fare trasmissioni contro qualcuno: nè contro la maggioranza nè contro l'opposizione". Dovrebbe, cioè, fornire un'informazione asettica - traduco - essere (come quasi sempre è) cassa di risonanza per lui e i suoi portavoce, eliminando il diritto-dovere dei giornalisti a "leggere", valutare e commentare le veline. In questo compito (interpreto il pensiero nascosto del premier) possono rimanere impegnate le sue reti private e i suoi giornali (lì sì che ci sono giornalisti che sanno fare il loro mestiere, in perfetta consonanza con i suoi desiderata!). Perfetto!
Mi viene in mente una frase di Indro Montanelli, l'emblema del giornalista dalla schiena dritta di cui fra due giorni ricorre il centenario della nascita e a cui molti pennivendoli attuali farebbero bene a guardare con rispetto e devozione. Nel 2001, all'inzio del II governo Berlusconi, a proposito del premier diceva: "È il bugiardo più sincero che ci sia, è il primo a credere alle proprie menzogne. È questo che lo rende così pericoloso. Non ha nessun pudore. Berlusconi non delude mai: quando ti aspetti che dica una scempiaggine, la dice. Ha l’allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne".
Per parafrasare con un'efficacissima espressione napoletana "chiagn'e fotte!"
La precisazione sul vertice del Pdl tenuto a Palazzo Grazioli per il "grande senso del denaro pubblico e per non spenderlo nelle sue telefonate private" è la chicca che, se non ci fosse da piangere, farebbe sbellicare dal ridere. Ritiene davvero che gli Italiani siano lì a calcolargli da quale apparecchio faccia le sue telefonate? Che possano considerare questa una ragione valida per consentirgli di confondere le sedi istituzionali con le sue residenze private? Al limite i cittadini potrebbero finanziargli una diramazione dei suoi telefoni privati dentro le sedi istituzionali se solo volesse essere così ligio e rispettoso del pubblico denaro.
Risibile poi l'apparentemente equilibrata posizione riguardo al ruolo che dovrebbe avere, a suo dire, la TV pubblica che "non deve fare trasmissioni contro qualcuno: nè contro la maggioranza nè contro l'opposizione". Dovrebbe, cioè, fornire un'informazione asettica - traduco - essere (come quasi sempre è) cassa di risonanza per lui e i suoi portavoce, eliminando il diritto-dovere dei giornalisti a "leggere", valutare e commentare le veline. In questo compito (interpreto il pensiero nascosto del premier) possono rimanere impegnate le sue reti private e i suoi giornali (lì sì che ci sono giornalisti che sanno fare il loro mestiere, in perfetta consonanza con i suoi desiderata!). Perfetto!
Mi viene in mente una frase di Indro Montanelli, l'emblema del giornalista dalla schiena dritta di cui fra due giorni ricorre il centenario della nascita e a cui molti pennivendoli attuali farebbero bene a guardare con rispetto e devozione. Nel 2001, all'inzio del II governo Berlusconi, a proposito del premier diceva: "È il bugiardo più sincero che ci sia, è il primo a credere alle proprie menzogne. È questo che lo rende così pericoloso. Non ha nessun pudore. Berlusconi non delude mai: quando ti aspetti che dica una scempiaggine, la dice. Ha l’allergia alla verità, una voluttuaria e voluttuosa propensione alle menzogne".
Per parafrasare con un'efficacissima espressione napoletana "chiagn'e fotte!"
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