Lui contrae la mascella, tira fuori gli occhioni dalle orbite, mostra il labbrone volitivo squadernando l'improbabile traguardare una fase nuova, nel tentativo di accreditarsi quel Quid che il padre-padrone gli nega.
Certo, non è facile emanciparsi da un padre che ha sempre servito e riverito, fino a partorire il lodo, e ottenere quei riconoscimenti che gli servono per sostituirlo. Lui è stato figlio devoto fino a quando il tiranno era sul trono, ne ha accettato l'investitura, ha sopportato le gelosie dei fratelli, gli è stato al fianco in tutte le sue capricciose giravolte. Ora vorrebbe ereditarne titolo e regno non come dono grazioso elargito per volontà divina ma attraverso una volgare investitura popolare. Questo è troppo, non si può, non è contemplato nella tradizione delle monarchie che si rispettano.
Così il vecchio e confuso padre-padrone va alla forsennata ricerca di un erede col Quid e lo intravede in un tal Gianpiero Samorì, (totalmente sconosciuto ai più ma non al Caimano e alla sua corte ristretta controllata dal maggiordomo Dell'Utri), e sembra volerlo indicare come suo dinosauro. Il Caimano, dunque, appare disposto a farsi uccidere (metaforicamente) da un Dinosauro ammenoché - come vaticina Libero - non voglia incarnarsi lui stesso nel Dinosauro.
Al povero segretario Alfano, a questo punto, non rimane altro da fare che indossare i panni di Bruto e andare à la guerre comme à la guerre con gli altri congiurati, nella speranza che possa bastargli.
Alfano: Traguardare una fase nuova
Berlusconi: Un dinosauro dal cappello
Le ricette di Gianpiero Samorì
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