L'iperbole montiana più verosimile della cagata bossiana d'agosto
La frase di Monti non è stata né diplomatica né opportuna, considerato che il suo governo dipende anche dai voti del cavaliere di Arcore. Ma l'iperbole adoperata dal Professore rappresenta plasticamente un'ipotesi realistica e verosimile. Nessuno di noi, infatti, ha dimenticato quei drammatici giorni e la scarsa considerazione di cui godevano l'Italia e il suo governo nel mondo.
Infelice anche l'uscita montiana, nell'intervista ad un giornale tedesco, sui parlamenti che devono essere educati dai governi; che ha fatto scattare il mondo politico tedesco in una denuncia unanime contro il presunto attacco alla democrazia, trovando echi anche in Italia, specialmente tra i deputati della destra.
Il parlamento dei nominati e, parzialmente, degli inquisiti e asserviti, si è rivoltato contro il premier. Il PDL, addirittura, ha levato gli scudi e i giavellotti per stigmatizzare l'onta grave subita dal proprio leader ipotizzando anche la possibile uscita dalla maggioranza e l'affossamento del governo dei tecnici.
Gli uomini e le donne del PDL, poverini/e, non ricordano le continue gaffes, sia gestuali che verbali, del loro leader al governo. Di tale entità e smisuratezza da riempire uno scaffale di biblioteca. Ma lui è fatto così, dicevano.
Io voglio ricordarne solo due: quando disse che per snellire i lavori delle camere basterebbe che ogni raggruppamento politico esprimesse un solo voto, quello del capogruppo, e quando ingiuriò i milioni di italiani che non votano per lui con l'appellativo di coglioni.
Né nell'uno né nell'altro caso i suoi scherani hanno avuto da ridire. Lui era fatto cosi!
Ieri, dopo mesi di travagliati a mia insaputa, è tornato alla ribalta il leader storico dei celto-padani, il vecchio compagno delle cene arcoriane del lunedì, con la sparata più grossa che va ad arricchire il suo notevole repertorio di cagate extragalattiche. Alessandro Manzoni, a suo dire, è stato in sostanza un traditore che ha lavorato per il re. Scrivendo, infatti, in italiano i suoi Promessi Sposi, ha contribuito alla formazione di una lingua italiana comune e di un comune sentire. Questa la sua grave colpa!
Tanto grossa la cagata che Tosi, un altro padano più a sud ha sentito il bisogno di puntualizzare che il suo vecchio capo deve aver preso un abbaglio, data l'eccezionale calura di questi giorni.
Io sostengo che i colpi di sole al vertice della celtica padania sono stati troppi, e non sempre frutto dei solleoni agostani.
Bossi dimentica che Manzoni e Verdi furono ferventi sostenitori dell'unificazione del Paese e lo dimostrarono in tutti i modi e in tutte le salse.
Lo stesso suo - si fa per dire - Va pensiero, scritto in perfetta lingua italiana, rappresentò nell'ottocento e per tutto il secolo scorso un vessillo sublime di italianità e amor di patria.
Forse Bossi dovrebbe leggere i versi di Marzo 1821 prima di dare della canaglia e traditore a Manzoni che, per sua fortuna, non poteva prevedere né immaginare - lui che conosceva Cattaneo e il suo pensiero - che sugli scranni del parlamento italiano un giorno si sarebbero assisi Bossi e la masnada che lo circonda.
Il furor delle menti segrete:
Per l’Italia si pugna, vincete!
Il suo fato sui brandi vi sta.
O risorta per voi la vedremo
Al convito de’ popoli assisa,
O più serva, più vil, più derisa
Sotto l’orrida verga starà.
Oh giornate del nostro riscatto!
Oh dolente per sempre colui
Che da lunge, dal labbro d’altrui,
Come un uomo straniero, le udrà!
Che a’ suoi figli narrandole un giorno,
Dovrà dir sospirando: io non c’era;
Che la santa vittrice bandiera
Salutata quel dì non avrà.
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