Guardiamo con grande preoccupazione a quello che succede in Grecia, col timore che l'Italia possa fare la stessa fine. Abbiamo accettato con qualche perplessità che l'élite dei tecnici andasse al governo, sostituendo l'autocrazia dell'imprenditore ghe pensi mi, ma scopriamo che essa deve fare i conti con una casta inamovibile che svuota in parlamento il piano delle liberalizzazioni e pretende, invece, che la riforma del lavoro passi, come l'intervento sulle pensioni, a scatola chiusa.
Ci piace che il governo abbia dato un segnale forte sull'evasione fiscale e ci auguriamo che prosegua nell'impegno di far pagare le tasse agli evasori, ma vorremmo che venisse presa di mira anche la corruzione imperante ripristinando e inasprendo quelle leggi che la colpiscono (il precedente governo le ha cancellate e ne ha introdotto altre su misura nell'interesse del proprio leader e degli accoliti).
Non ci impressionano i redditi milionari prodotti da questi tecnici negli anni che precedono l'incarico di governo, specialmente quando scopriamo che, rinunciando ai cespiti delle precedenti attività, gli emolumenti che percepiscono al servizio del Paese risultano significativamente inferiori. Apprezziamo, anzi, il bisogno di trasparenza che li ha spinti a renderli pubblici.
Ci duole, tuttavia, la scarsa sensibilità con la quale colpiscono a colpi d'accetta pensioni, salari e stipendi di mera sopravvivenza mostrando, invece, il guanto di velluto in ambiti in cui l'intervento sarebbe auspicabile, legittimo e doveroso. Ci piacerebbe vederli impegnati, per fare un esempio, a smantellare i privilegi della Chiesa con la stessa lena, urgenza e zelo con cui stanno smantellando lo Statuto dei lavoratori.
Assistiamo con disappunto al tentativo insano di tanti personaggi, sedenti con demerito in parlamento, di tirare per la giacchetta il presidente del consiglio in carica iscrivendolo d'ufficio alla propria parte, senza accorgersi che l'attuale governo rappresenta la sberla più mortificante ad una casta politica corrotta e inconcludente che si appresta a tornare in campo.
Con quale faccia, con quali intenti, con quali progetti, non si capisce.
O, meglio, si capisce benissimo!
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