In questa grigia giornata di marzo, noi che, nonostante tutto, continuiamo a sentirci italiani (e cosa potremmo sentirci se non?) tentiamo di festeggiare degnamente i 150 anni dello Stato unitario.
In questo Stato siamo vissuti e abbiamo cercato di realizzarci come persone e come cittadini. Nel rispetto della sua Costituzione e delle sue leggi abbiamo lottato, e continuiamo a farlo, per renderlo più aderente possibile ai principi che proclama; per essere degni eredi di quanti, in epoche diverse della sua storia, hanno sacrificato financo la vita per un ideale di unità, libertà e democrazia.
Conosciamo le pagine nere che ne hanno accompagnato la vita attraverso tre secoli ma a quelle fulgide, consacrate in memorie eroiche di donne e uomini onesti e illuminati, ci ispiriamo per nutrire le nostre speranze e il nostro impegno per il futuro.
Se pensiamo alle grandi figure che hanno fatto l'Italia, e a quelle che l'hanno resa Repubblica democratica dopo il cupo ventennio fascista, assistiamo sconfortati alle vergogne e alle povere beghe quotidiane dei suoi politici attuali che non riescono più a guardare a un palmo dal proprio naso e dalla propria pancia. Quello che più ci turba, come cittadini e come italiani, è constatare che gran parte della maggioranza parlamentare e il governo della Nazione non credono più nello Stato, nella sua Costituzione e nelle istituzione che ne derivano.
Per non parlare di quegli sciagurati in camicia verde che, con laute prebende da incarichi istituzionali, sputano sul tricolore e sull'inno nazionale. Fanno ridere, per la loro crassa ignoranza, anche quando si richiamano al pensiero federalista di Carlo Cattaneo o al Va' pensiero di Giuseppe Verdi. (Provate ad immaginare Cattaneo e Verdi che sanno di avere come emuli e seguaci i Bossi, padre e figlio, Borghezio, Calderoli e la Mauro. Avrebbero cambiato mestiere e Paese).
Per non parlare di quegli sciagurati in camicia verde che, con laute prebende da incarichi istituzionali, sputano sul tricolore e sull'inno nazionale. Fanno ridere, per la loro crassa ignoranza, anche quando si richiamano al pensiero federalista di Carlo Cattaneo o al Va' pensiero di Giuseppe Verdi. (Provate ad immaginare Cattaneo e Verdi che sanno di avere come emuli e seguaci i Bossi, padre e figlio, Borghezio, Calderoli e la Mauro. Avrebbero cambiato mestiere e Paese).
C'è, tuttavia, qualcuno e qualcosa che ci aiuta a non disperare:
1. il lavoro e l'impegno di un Capo dello Stato che non rinuncia ad esercitare le sue prerogative;
2. la certezza che gli Italiani non si lasceranno sfuggire l'occasione di partecipare in massa ai referendum del 12 giugno su legittimo impedimento, acqua pubblica ed energia nucleare;
3. la convinzione profonda che l'attuale ignobile legge elettorale sarà cancellata, se non in parlamento, tramite la pronuncia della magistratura.
1. il lavoro e l'impegno di un Capo dello Stato che non rinuncia ad esercitare le sue prerogative;
2. la certezza che gli Italiani non si lasceranno sfuggire l'occasione di partecipare in massa ai referendum del 12 giugno su legittimo impedimento, acqua pubblica ed energia nucleare;
3. la convinzione profonda che l'attuale ignobile legge elettorale sarà cancellata, se non in parlamento, tramite la pronuncia della magistratura.
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