... sin da allora sarebbe stato possibile aprire gli occhi e vedere !
Finalmente! Finalmente, con le dimissioni presentate ieri mattina a Scalfaro, che tagliano corto al dibattito parlamentare, Berlusconi ha chiuso - almeno per ora - il proprio ciclo. E finalmente si potrà ricominciare a parlare di tutto, anche di politica.
Sono quasi otto mesi che non lo si fa. Quasi otto mesi che si parla soltanto di Berlusconi. Se sia un uomo veramente nuovo, od un lascito di quelli vecchi. Se sia stato un grande imprenditore, o soltanto un grande profittatore dello Stato e dei suoi favori e concessioni. Se le sue imprese fossero proprio dei modelli di efficienza, o dei contenitori di aria fritta e di debiti. Se fosse un grande finanziere o soltanto un grande avventuriero della finanza, la riedizione di uno Stavisky.
Più che a ciò che diceva, si badava a come lo diceva, non c'erano occhi né orecchi che per sapere se e chi gli aveva fatto il lifting, chi era il suo sarto, chi provvedeva alla sua pettinatura, se davanti al video recitava la parte mandata a memoria o la leggeva sul «gobbo» nascosto dietro la macchina da ripresa, e quale cerone usava per lisciare le guance e quale cipria per nascondere l'incipiente calvizie, suo incubo e croce (oh, quella chioma dell'Avvocato! ). Se sul volto s'infilava la calza antirughe. E di quante ville fosse proprietario, e di quali meraviglie queste ville traboccassero. E se recitasse bene o male la parte di anfitrione quando riceveva i Grandi della Terra (e quali barzellette da fureria raccontasse al loro orecchio, come purtroppo è accaduto).
Berlusconi. Sempre Berlusconi. Solo Berlusconi. Per otto mesi l'Italia è stata (anche per gli stranieri, ahimé) Berlusconi. Per otto mesi non si è potuto intavolare, nemmeno in famiglia, una conversazione che non avesse per argomento Berlusconi o non ci finisse. In suo nome si sono rotte amicizie ancestrali. Per otto mesi direttori e capiredattori di giornali e periodici hanno cestinato notizie che in altri tempi avrebbero occupato le prime pagine, se non riguardavano Berlusconi, e le case editrici hanno rifiutato qualsiasi manoscritto che non fosse una biografia di Berlusconi (ne ha avute più lui in otto mesi che Bismarck in ottant'anni). Altro che «Duce sei tutti noi!». Per otto mesi Berlusconi è stato tutti noi più di quanto il Duce lo sia stato in vent'anni.
Finalmente! Finalmente ci siamo liberati di questa ossessione. Finalmente potremo ricominciare a discutere della pubblica amministrazione e della pubblica finanza senza il timore che qualsiasi proposta venga propugnata o combattuta secondo gli interessi di Berlusconi. Finalmente potremo occuparci di problemi che non siano soltanto la Fininvest di Berlusconi. Finalmente la Corte di Cassazione potrà avallare o bocciare sentenze che non siano in odore di favoreggiamento o di danneggiamento di Berlusconi. Finalmente potremo rialzare la testa ed appuntare lo sguardo su ciò che avviene nei Paesi che ci circondano senza l'angoscia di vedervi accorrere Berlusconi a farvi le sue solite sceneggiate. Finalmente potremo persino dire e scrivere, senza essere sospettati di fare il gioco di Berlusconi, che la triade economica regalataci da Berlusconi (Dini-Pagliarini-Tremonti) ha fatto il massimo del poco che poteva. Finalmente potremo fare la corte (parlo per gli altri, si capisce, non per me) a qualche bella donna senza prima dover appurare se è amica o nemica di Berlusconi. Finalmente potremo persino parlare bene di Berlusconi senza correre il rischio di essere scambiati per un Fede o
uno Sgarbi, e dire per esempio, senza tema di venire fraintesi, che di tutti i Berlusconi e berluschini d'Italia, Silvio era (e resta) il migliore.
Non sappiamo cosa ci aspetta domani, magari una confusione ancora più grossa di quella in cui Berlusconi ci ha precipitato ed ora ci lascia. Per il momento ci si consenta di assaporare, delibare, esalare, urlare a pieni polmoni questo sospirato liberatorio finalmente (e al diavolo il diavolo che, rimpiattato sotto il nostro tavolo, ci mormora ghignando: «Ma sei proprio sicuro che si tratti di un finalmente?»). ♦
Mai dire mai (1) - «Non ho mai usato né mai userò i miei mezzi di comunicazione per scatenare campagne di aggressione contro un concorrente, né per diffamare chi non è d'accordo con me. Lascio questi metodi ad altri» (20-X-'93).
Mai dire mai (2) - «La Fininvest non ha mai pagato una lira di tangenti» (20-XI-93).
La vittima - «La legge Mammì ha favorito tutti, tranne la Fininvest» (6-II-'94).
Codice Silvio - «Non ritengo tangenti quelle pagate da un imprenditore a membri della pubblica amministrazione per ottenere qualcosa che gli spetterebbe di diritto»(15-III).
Le piante no - «Alla Rai non sposterò nemmeno una pianta» (29-III).
L'anomalia - «La Rai contro il governo è un'anomalia, il governo se ne occuperà presto» (7-VI).
Una quisquilia - «L'80 per cento del lavoro è stato fatto: impedire che andasse al potere una sinistra illiberale. Adesso non ci resta che l'ultimo 20 per cento: governare» (16-V, alla Camera per la fiducia).
Quanti guai - «Dall'amicizia con Craxi ho avuto più guai che delizie» (29-IV).
Il danno - «In fondo avere tre reti tv mi ha danneggiato» (28-II).
Promessa da Cavaliere — «II tetto fiscale sarà ridotto al 30 per cento» (6-III).
Vendo - «Ho dato incarico ai miei manager di avviare le dismissioni delle mie aziende» (23-III).
Non vendo - «Vendere la Fininvest? Non ci penso nemmeno. Non sono mica matto, ho 5 figli da mantenere» (1-V)
Il martire — «Dormo tre ore e mezza per notte, faccio una vita da pazzi, non me l’ha ordinato nessuno» (6-IV).
C'est moi - «Conflitto di interessi? Qui la migliore garanzia sono io» (18-IV).
Milan, Italia - «Faremo diventare l’Italia come il Milan» (18-IV).
L'uomo della provvidenza - «Quando si assume un ruolo come questo, la vita cambia. I cattolici la chiamano la Grazia dello status» (30-IV).
La certezza - «Ho la certezza che sia possibile creare ben oltre un milione di posti di lavoro in due anni» (12-V).
Le ultime parole famose - «Questo governo è schierato dalla parte dell'opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati. No ai colpi di spugna» (16-V).
Dux (1) — «Mussolini, in una certa fase, è stato un grande statista ... Per un certo periodo fece cose positive» (27-V).
Fate la carità - «Ora sono diventato povero» (maggio '94).
L'avvertimento - «Un amico mi ha avvertito: sta' attento alle insidie romane, ricordati che quando voi lombardi eravate ancora nelle caverne, noi romani eravamo già froci» (maggio '94).
Filo-Rai -«Non mi occuperò mai di questioni televisive, anzi sarò più dalla parte della Rai che della Fininvest» (30-V).
Sorcini - «I giornali sono faziosi, con me: tutti i sorci sono usciti dai buchi» (8-VI).
Mani di fata - «Anch'io sono stato una donnina di casa» (9-VI).
Mai dire mai (3) - «Non c'è mai stata alcuna distanza tra governo e Bankitalia. L'autonomia della Banca centrale è totale e sacrosanta» (10-VI).
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Mai dire mai (4) — «Non ho mai pronunciato la parola condono» (23-VI).
Ecce omo - «La mia discesa in campo ha cambiato la Storia di questo Paese» (10-VII).
Sterminator - «Attenzione, se no questa notte aumentiamo la prole» (10-VII).
Non si cambia - «Il decreto Biondi non si cambia. O passa così, o tutti a casa» (15-VII).
Si cambia - «Il decreto Biondi va modificato. E vi rivelo che io stesso all'inizio ero contrario» (18-VII).
Il complesso di Silvio - «Ho un complesso di superiorità che stento a frenare» (21-VII).
Fratelli d'Italia (1) - «Questo governo non ha fratelli» (25-VII).
Fratelli d'Italia (2) - «Questa inchiesta sulla Guardia di Finanza sventra l'economia e le imprese» (26-VII).
Fratelli d'Italia (3) - «L'ordine di arresto di mio fratello Paolo mi amareggia, perché è il governo che prendono di mira» (28-VII).
Achtung banditen - «Bossi dice che sono suo ostaggio. Ma in politica, per dare ragione all'anonima sequestri, bisogna che l'ostaggio sia consenziente. E questo non accadrà mai» (2-VIII).
Miracolo! - «Anche se camminassi sulle acque, i giornali scriverebbero che non so nuotare» (12-VIII).
Allegriaaa! - «L’Italia non è mai andata così bene, state sereni e riposatevi. Buone vacanze» (dopo il crollo della lira, 12-VIII).
Il democratico - «Chi critica questo governo rema contro l'intero Paese» (13-VIII).
Lo sfogo - «Bossi parla come un ubriaco da bar. Di Pietro si crede il padrone d'Italia. Agnelli e De Benedetti mi scatenano contro i giornali perché vogliono soldi dallo Stato. Funari è contro di me, Fede non riesco più a scrollarmelo di dosso, Feltri è impazzito» (15-VIII).
Dux (2) - «Se faceste l'esegesi di tutte le cose che dice il signor Berlusconi, vedreste che ha sempre ragione» (17-VIII)
Mai dire mai (5) - «Le nonne, le mamme e le zie stiano tranquille: non vogliamo toccare nemmeno una lira delle pensioni» (10-IX).
Ipse dixit - «Lavorare, non scioperare» (14-X).
Quattro gatti - «La Piovra in tv danneggia l’immagine del nostro Paese. Eppoi cos'è la mafia? Un centinaio di delinquenti ...» (15-X).
Mai dire mai (6) - «Né uno né dieci scioperi generali ci faranno cambiare idea sulle pensioni e la Finanziaria» (10-XI).
Io, patria e famiglia - «Cosa credete, che non sia stufo di tornare a casa e vedere i miei bambini piangere per quel che dicono di me?» (16-XI).
Masaniello - «Se non mi lasciano governare divento un Masaniello» (23-XI).
Modestia a parte - «La ripresa dell'Italia si chiama Forza Italia Anzi, esageriamo: si chiama Silvio Berlusconi» (23-XI).
Latinorum — «Hic manebimus optime» (23-XI).
Il vice-Dio — «Io sono l'Unto del Signore» (25-XI).
Nessuno mi può giudicare — «Una mia condanna sarebbe un atto teso a sovvertire l'ordinamento dello Stato» (1-XII). ♦
Abbiamo atteso, invece, 17 anni e che ce lo dicesse la magistratura!
E non è ancora finita!
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