08 novembre 2010

MENO MALE CHE LA COSTITUZIONE C’È

Starei per dire che, se questo governo ufficializza la crisi - com'è nelle cose - sarà cura del Capo dello Stato esperire ogni tentativo per verificare - come vuole la Costituzione vigente, per fortuna non ancora rottamata - se ci siano in parlamento le condizioni per la formazione di un nuovo governo, anche con maggioranze diverse rispetto a quelle uscite dal responso delle urne.
Lo chiamino pure ribaltone, tradimento della sovranità popolare, inciuncio o qualsiasi altra espressione vogliano adoperare, ma un nuovo governo che si costituisse attraverso una fiducia ottenuta in parlamento sarebbe pienamente legittimato a governare il Paese, anche fino alla conclusione della legislatura, se potesse contare su una maggioranza nelle due camere.

Ma, per uscire dalla situazione di stallo e per concedere un qualche riconoscimento al governo, espressione di una maggioranza che si è formata attraverso le elezioni del 2008 e che adesso appare disgregata e non più in grado di assicurargli stabilità, penso che Bersani, Casini, Di Pietro e lo stesso Fini non abbiano convenienza, anche sotto il profilo politico, a costituire maggioranze alternative per lucrare sulle disgrazie dell'avversario. Occorre, dunque, tornare al più presto alle urne. Ma questo non prima di avere cambiato una legge elettorale sgangherata (voluta dal gruppo di potere attualmente al governo per proprio esclusivo tornaconto) e approvato alcuni fondamentali provvedimenti di carattere economico e sociale.

La legge elettorale ha due gravissime pecche che vanno assolutamente eliminate per consentire che il voto dei cittadini possa esprimere davvero quella sovranità popolare sancita dalla Costituzione. Due i punti fondamentali per i quali urge una modifica:

  • ridare la possibilità ai cittadini di esprimere la preferenza nel voto di lista in modo da evitare che i nostri rappresentanti in parlamento vengano nominati dai verici di partito;
  • ridimensionare quel premio di maggioranza che, col porcellum - peggiore della legge Acerbo del 1923 e della legge-truffa del '53 - assicura alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa la maggioranza assoluta in parlamento.

Occorre dunque cambiare la porcata in nome della sovranità popolare e di una più adeguata corrispondenza fra voto espresso, rappresentanza e governabilità.

Un governo e una nuova maggioranza parlamentare che si ponessero questo irrinunciabile obiettivo ottereebbero l'appoggio dell'opinione pubblica.

POI AL VOTO

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