mentre Janet de Nardis con la canzone TANTO PAGA PAPI viene censurata a Sanremo.
Questa mattina, seguendo la lettura e commento dei giornali su Il Caffè di Corradino Mineo, mi sono imbattuto nei "postùmi del caso Boffo" di cui parlava la gentile collaboratrice del direttore. Quell'accento malposto mi ha allontanato decisamente dall'argomento che veniva trattato e mi ha fatto pensare alla gens romana Postumia e alla Casa dei Postumii a Pompei. Successivamente mi ha dato l'estro per questo post.
Errori così grossolani, quando si riscontrano in TV o in bocca a personalità della cultura e delle istituzioni (vedi l'egìda o i carceri della ministra Gelmini) producono un imbarazzante senso di disagio nell'ascoltatore avvertito. Che non è la cosa più grave come, invece, è l'effetto imitativo che ne deriva in tante persone che non hanno modelli corretti di riferimento. Vedi, per esempio, l'abuso che si fa negli ambienti sportivi della pronuncia circuìto (invece di circuito) per indicare la pista su cui si svolgono gare di automobilismo, motociclismo ecc., mentre dovrebbe essere usata come participio passato di circuire, nel significato di raggirato, abbindolato. O ancora, rubrica per il più corretto rubrìca, salubre per salùbre. Sono errori da evitare in TV perchè inducono i telespettatori ad una pronuncia scorretta e lasciano un segno indelebile sul responsabile dell'errore.
Voglio chiudere con questo scherzo in musica dedicato alla ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca ...
LA CANZONE DI MARIASTELLA (un mistero italiano)e con questo video pungente della canzone TANTO PAGA PAPI di Janet de Nardis, censurata dal Festival di Sanremo. Sembrerebbe una notiziola senza alcuna importanza, ma invito tutti a rifletterci meglio. Immaginate questo motivetto che si insinua nella testa dei telespettatori, che suona e risuona nel cervelletto di milioni di italiani amanti delle TV.
La verità è che il Re non vuole essere colpito in quello che è allo stesso tempo il suo punto di forza e di debolezza: l’effimera immagine mediatica. La notizia, tabù nei media nostrani, la troviamo solo nel Paìs
Tanto Paga PapiTanto Paga Papi | Video musicali MySpace
La filastrocca a rima baciata recita: ”il debito che sale, la droga che fa male, il fumo che ti uccide, il monopolio ride, la scuola l'abbandono, le tette come dono, e senza un parrucchiere, lo sai potrei morire... le leggi io le frego, non credo più allo Stato, Governo e opposizione, la banda in coalizione, veline in parlamento, il popolo è contento...”. Espressioni usate tutti i giorni che però a Sanremo non possono entrare perché tutto questo è in contrasto con il regolamento della manifestazione.
In realtà sembrerebbe che il problema sia l'uso del vezzeggiativo "papi".“Il nome Papi è dunque diventato un tabù” - ironizza Janet, autrice del testo - “eppure si tratta solamente di contenuti ironici sulla scia di quella satira politica che non dovrebbe fare male a nessuno. Tanto paga Papi l'ho scritta davanti alla tv utilizzando gli stessi argomenti, i medesimi luoghi comuni, gli stessi spot che vengono trattati ogni giorno dalla stampa e dalla televisione, senza censura”.
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