"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nei carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra costituzione"
(Piero Calamandrei)"L'Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato realizzatore"
(Umberto Terracini, presidente dell'Assemblea costituente)Nella data odierna, 63 anni fa, si tenne il referendum con il quale gli Italiani scelsero la Repubblica come forma di governo. Nella stessa data si votò per l'elezione dei deputati all'Assemblea Costituente, con il compito di redigere la nuova carta costituzionale. Per la prima volta in Italia si votò a suffragio universale: anche le donne andarono alle urne.
La Festa della Repubblica è l’occasione per rivisitare i simboli della nostra Patria e per riflettere sulle attuali, miserevoli condizioni del nostro paese e della sua democrazia.
La Festa della Repubblica è l’occasione per rivisitare i simboli della nostra Patria e per riflettere sulle attuali, miserevoli condizioni del nostro paese e della sua democrazia.
L'emblema della Repubblica è costituito da quattro elementi: la stella, la ruota dentata, un ramo di ulivo a sinistra e uno di quercia a destra. La stella compare come attributo dell’Italia sin dal Cinquecento, il ramo d'ulivo indica la volontà di pace della Nazione, il ramo di quercia indica la forza e la dignità del popolo italiano, la ruota dentata d’acciaio è il simbolo dell’attività lavorativa e traduce l'articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.
Lo spirito e la passione civile animarono i padri costituenti, il sentimento di speranza, di fiducia e di attesa di tempi migliori sostenne quanti si accingevano a ricostruire un paese devastato dalla tragedia della guerra, consigliando di soprassedere rispetto alle diverse impostazioni ideologiche e culturali per coltivare ciò che univa nell'interesse comune.
Se confrontiamo quella temperie con il clima dei nostri giorni, con lo stile degli attuali governanti, con le continue forzature istituzionali, con la cura di meschini interessi di bottega, con gli egoismi più malsani, con gli scandali da operetta che ci avviluppano, c'è solo da temere il peggio; ma non possiamo abbandonare del tutto la speranza che gli Italiani sappiano trovare in sè, come hanno saputo fare in altri momenti difficili, la capacità di reagire e la forza di cambiare decisamente.
E' importante "formare" ed "informare" i giovani su queste questioni.
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