10 aprile 2009

Venerdì Santo - Venerdì nero per gli Aquilani e per l'Italia

Crudele la coincidenza che accomuna la passione e la morte di Cristo, determinata da un potere politico-religioso sordo e cieco, a quella degli abitanti delle città-fantasma d’Abruzzo.
"Padre, perdona loro che non sanno quello che fanno" sono le parole che ancora riecheggeranno nell’hangar della Scuola Ispettori della Guardia di Finanza in cui si raccoglieranno le vittime dell'immane tragedia. Quelle rasserenate nella quiete della morte, 278 tra bambini, ragazzi, donne e uomini, strappati alla vita da quegli interminabili 20 secondi; le altre rimaste per piangere e ricordare.
Ci sarà, come al solito, la grande sfilata dei politici e dei rappresentanti delle istituzioni; il cordoglio più o meno sincero di quanti avrebbero dovuto per tempo vedere e sentire ma erano distratti da altre faccende; l'invito a guardare avanti, a ricostruire conservando nella memoria chi non c’è più; la promessa, troppe volte sentita per risultare credibile, che tutto sarà fatto per ricreare le condizioni di vita che in pochi attimi sono state distrutte e per evitare che tragedie simili si ripetano.
Ci sarà anche il capo dello Stato, che arriverà nel modo sobrio che lo contraddistingue, per portare agli sfollati senza più casa, senza più nulla, la sua personale, commossa partecipazione e quella di tutto il paese.

Non ci sarà, credo, da parte dei responsabili nella gestione della Cosa pubblica a tutti i livelli, il riconoscimento degli errori commessi e l'impegno solenne a voltare pagina, ad assumere in ogni loro atto criteri di responsabilità, di efficienza, di rispetto delle norme e di rispondenza del loro operato ai bisogni e alle attese dei cittadini.
Temo, pertanto, che di questi funerali ne vedremo purtroppo ancora. Vorrei solo sbagliarmi.

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