07 aprile 2009

L'Aquila, il Belice, Il Friuli, l'Irpinia doceant ...

Dopo ognuno di questi drammatici cataclismi sono stati presi solenni impegni con le popolazioni interessate, per evitarne in futuro e per riparare i danni in modo rapido e soddisfacente.
E' Successo sempre il contrario: i soldi sono stati spesi sempre a iosa, quelli pubblici e quelli della solidarietà privata e di enti, ma i risultati il più delle volte sono apparsi scadenti; si è assistito spesso ad una speculazione indegna da parte dei 'soliti noti' per i quali il dramma dei più si è trasformato in una vera 'manna', un vero 'sciacallaggio' ai danni della maggior parte degli abitanti, costretti all'attesa snervante di una casa che ha tardato decenni prima di materializzarsi o, peggio ancora, ad un forzato abbandono dei luoghi d'origine.
Questo non può e non deve più succedere!

Che l'Italia sia un'area soggetta a fenomini sismici e vulcanici di varia natura e intensità è notorio da sempre (storicamente documentato il terremoto causato dall'eruzione catastrofica del Vesuvio che nel 79 d. C. seppellì le città di Pompei, Ercolano e Stabia.
La situazione tettonica e geomorfologica del nostro paese ci è data e non può essere purtroppo modifacata. Ma la ricerca scientifica nel settore (cito solo un Corso di Storia ed Epistemologia delle Scienze, accessibile ai più e con una bibliografia consultabile, e il termine Geomorfologia in Wikipedia che contiene dei rimandi interessanti) ci aiuta a capire che si può e si deve correre tempestivamente ai ripari.

Non è più tollerabile che nel 3° millennio si assista ancora a scene atroci di questo genere:



Traendo lo spunto dall' ennesima tragedia (si potrebbe dire 'annunciata'), a mio modesto parere (non sono un tecnico nè un esperto, ma il terremoto l'ho vissuto sulla pelle e ne porto ancora le tracce) occorre spendere molto, molto denaro per:
  • aggiornare la mappa delle aree sismiche del nostro paese;
  • aggiornare la legislazione in materia urbanistica e di edilizia pubblica e privata;
  • assicurare finanziamenti ad hoc per il recupero ed il consolidamento con criteri antisismici dei fabbricati a rischio presenti nelle suddette aree;
  • avviare un programma per la messa in sicurezza degli edifici pubblici (scuole, ospedali, ecc.)
  • rivedere il piano-casa del governo perchè si muova in questa direzione;
  • e perchè no? Approfondire la ricerca sulla possibilità, forse non del tutto utopistica, di prevedere tempi e intensità di eventi sismici in una determinata area, in modo tale da programmarne l'evacuazione degli abitanti.
Un'altra L'Aquila non è più tollerabile!

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