04 gennaio 2009

A proposito dell’attacco israeliano nella striscia di Gaza

Gaza, 3 dic. - Ammontano a 750 gli attacchi aero-navali sulla Striscia di Gaza compiuti da Israele negli otto giorni trascorsi dall'inizio dell'operazione 'Piombo Fuso': lo ha riferito un portavoce dell'Esercito dello Stato ebraico, aggiungendo che nello stesso arco di tempo sul territorio israeliano si sono abbattuti circa cinquecento razzi e non meno di tre salve di mortaio. Nel frattempo fonti ospedaliere a Gaza hanno denunciato che il numero dei palestinesi uccisi a causa dei raid è salito come minimo a 435, cui vanno aggiunti 2.285 feriti; tra coloro che hanno perso la vita, in particolare, 75 erano bambini e 21 erano donne. In Israele invece i morti sono stati quattro, di cui tre civili e un soldato, mentre i feriti ammontano a diverse decine.

Io mi chiedo come facciano i figli degli Ebrei che hanno subito l’olocausto a rispondere con tanta violenza e disumanità alle provocazioni di Hamas. Come osano colpire in modo tanto sproporzionato siti abitati da civili, producendo morte di bambini, donne e anziani e distruggendo case e futuro? Quali reazioni pensano di produrre se non quella di riaggregare il mondo arabo, anche i governi più lontani dalle posizioni estremiste di Hamas, nella lotta di liberazione? Anche le popolazioni occidentali guardano esterrefatte al massacro che si sta compiendo in quei territori e spingono i loro governanti, per lo più rimasti muti a guardare, perché prendano posizioni chiare e univoche, condannando l’azione militare indiscriminata e attivandosi seriamente nella ricerca di una soluzione equilibrata che porti alla pace.
Del resto, quella situazione è il prodotto di scelte discutibili fatte alla fine della seconda guerra mondiale dalle potenze vincitrici, e ad esse spetta il compito di intervenire con tutti i mezzi legittimi perché venga assicurata in quei territori martoriati la pacifica convivenza fra i popoli e la garanzia per gli stessi all’autodeterminazione. Occorre, pertanto, ridimensionare urgentemente le reazioni sbagliate, perché sproporzionate, d’Israele e convincere i Palestinesi che una soluzione pacifica è possibile oltre che conveniente.

P.S.: Mi piacerebbe confrontarmi su questo tema con qualche lettore del blog.

2 commenti:

  1. Anonimo4.1.09

    Eh già zio, anche io riflettevo proprio sul discorso che facevi all'inizio del post, com'è possibile.. Questa è una questione che a mio parere si risolverà solo quando appunto i "Potenti" decideranno finalmente di intervenire con serietà ed equità. La questione si gioca purtroppo al tavolo dei Grandi; anche se tantissimi Ebrei e tantissimi Palestinesi vogliono una risoluzione pacifica del conflitto e condannano la violenza, ciò purtroppo non basta a determinare la resa della minoranza violenta in entrambi gli schieramenti (minoranza violenta che in Israele è pure istituzionalizzata, in quanto è costituita dall'esercito di uno Stato).
    Una riflessione che mi viene spontanea è poi: ma i Risorgimentali che volevano l'Unità d'Italia non usarono anche loro la violenza a fini patriottici? Non voglio con ciò giustificare la violenza, che condanno decisamente da qualunque parte arrivi, però mi chiedo come sia possibile mantenere per decenni un popolo in condizioni di estremo disagio, privarlo di una patria e di diritti fondamentali e pensare che rimanga lì a guardare! E poi ancora, guardo con tristezza alle città israeliane vicine alla Cisgiordania, che crescono come dei bunker, e mi chiedo se non somigliano ai tristi ghetti dai quali hanno giustamente cercato di liberarsi.
    La situazione è veramente grave, spero vivamente che anche Obama faccia il possibile per dare pace, giustizia e uguali diritti ad entrambe le popolazioni di questa terra meravigliosa.

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  2. Cara Matilde, condivido totalmente le tue riflessioni che sono mature e piene di buon senso. Aggiungerei soltanto una sollecitazione all'ONU perchè faccia sentire la sua voce e un'altra a questo nostro governo del cavolo perchè non lasci sbraitare sull'argomento il solito Gasparri. Ciao, Vito

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Ti ringrazio, Victor