Una ricerca americana, durata 20 anni, con 5.000 persone osservate, dimostra come la gioia passi di persona in persona. La felicità non riesce a stare sola. Traspare dagli occhi, trasuda nelle mani, vibra nel corpo e alla fine come un virus scappa e si trasmette a chi si trova accanto. E c'è un gruppo di scienziati che ha provato a disegnare una mappa del "contagio", chiedendo a 5mila individui, per ben vent'anni di seguito, quanto si sentissero felici, facendo il riscontro con mogli, fratelli, amici e vicini di casa.
Il servizio di E. Dusi su Repubblica è interessante e bello da leggere, ma non mi sembra che la ricerca americana sulla felicità approdi a risultati significativi e originali - come spesso succede alle ricerche degli americani, rese ovvie e scontate dal buon senso comune. "Il riso - come diceva Abramo Lincoln - ha il duplice privilegio di essere affascinante e contagioso". C'è arrivato senza fare una ricerca costosa e ventennale sul fenomeno, ma osservando i suoi simili e i loro comportamenti. Risulta evidente, per averlo verificato spesso, che la gioia, ma anche la malinconia, si trasmette a ciascuno di noi quando si sta vicini a persone allegre o malinconiche. Gran parte dei comportamenti umani sono contagiosi: a teatro, ad esempio, l'applauso parte spesso dal singolo spettatore e si amplifica in tutta la platea. Mi sembra la scoperta dell'acqua calda!
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