29 novembre 2008

La terza volta di Bossi jr alla maturità

Il figlio del leader leghista scherza: «Una tesina in fisica, niente politica»

TRADATE (VARESE)
Ha ripetuto stamani l’esame orale di maturità scientifica, Renzo Bossi, figlio del segretario federale della Lega Nord e ministro delle Riforme. Al Collegio arcivescovile Bentivoglio di Tradate, nel Varesotto, Bossi junior è tornato, da privatista, dopo la bocciatura all’esame lo scorso mese di luglio (la seconda per lui) e il conseguente ricorso della famiglia al Tar. Non è tuttavia servita la pronuncia del Tribunale amministrativo per ripetere la prova, perchè la commissione esaminatrice è stata riconvocata nel frattempo alla presenza di un ispettore del ministro dell’Istruzione e ha deciso di far ripetere l’orale al ragazzo, che aveva contestato di essere stato interrogato la scorsa volta su parti del programma che non erano state affrontate nel corso dell’anno scolastico.
L’esito dell’interrogazione ripetuta stamani, lontano da curiosi e riflettori, non si saprà oggi, ma probabilmente a partire da domani. Renzo Bossi si è presentato comunque rilassato al collegio Bentivoglio. Nessun familiare stretto con lui, il secondogenito del leader leghista è stato accompagnato da alcuni amici. L’esame è iniziato con un pò di ritardo per via della neve che ha reso difficoltoso l’accesso alla scuola. Al termine, Bossi junior ha anche scherzato: «Questa volta ho portato una tesina in fisica, niente politica», ricordando che a luglio il testo che aveva preparato era su Carlo Cattaneo e il federalismo.

Non voglio commentare il fatto che il figlio del boss abbia potuto ripetere la prova orale dopo la seconda bocciatura, su un argomento diverso da quello presentato in prima istanza (si provi ad immaginare a quanti altri maturandi sarebbe possibile!), ma la bocciatura, attraverso l'esame del figlio, dell'uso strumentale e di parte che Bossi e la Lega fanno del pensiero di Carlo Cattaneo. In verità, a differenza dei "lumbard", l'obiettivo principale del programma del grande storico ed economista milanese era la fondazione di tante repubbliche da unire in una Federazione. Non era favorevole, a differenza di Mazzini, ad una repubblica unitaria; temeva che l'accentramento avrebbe sacrificato l'autonomia dei comuni, delle regioni e delle zone più povere, soprattutto il Mezzogiorno. Il raggiungimento di una vera libertà e di una reale indipendenza era possibile, per Cattaneo, solo attraverso l'educazione delle masse lavoratrici e l'eliminazione delle grandi ingiustizie sociali, delle troppo marcate differenze tra ricchi e poveri. Al problema politico Cattaneo abbinava anche la questione sociale.
A chi lo legge in modo obiettivo, quella di Carlo Cattaneo appare una visione politica illuminata, liberale e progressista; utopistica, se si vuole, per i suoi tempi, ma ben lontana dalle pratiche opportunistiche e strumentali della Lega di potere al governo!

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